Intervento del maestro Alberto Zedda
PRESENTACIÓN DE NOMBRE ENTRE NOMBRES
EN
LA REAL
ACADEMIA SEVILLANA DE BUENAS LETRAS, 3-XI-14
A Lebrija un fanciullo di
straordinaria sensibilità contempla stupito la bellezza della sua terra
andalusa: ascolta il canto dell’usignolo e il gracidare della rana con la
curiosità del musico che anela a coglierne il segreto messaggio; osserva le
ombreggiature del bosco e il trascolorare dei fiori con lo sguardo del pittore
desioso di fissarli in vita duratura; misura nella linea dell’orizzonte
l’infinità che spinge l’uomo a superare il limite. Vorrebbe diventare
musicista, per dar senso all’armonia discordante della natura; pittore per
moltiplicare il tripudio di forme e colori; filosofo per costringere
l’intelletto a spiegare la creazione. Decide, invece, di essere poeta, il demiurgo che ardisce
creare un linguaggio fuor dalle regole, miscuglio di senso e ragione,
espressione di egoismo antropocentrico e di aperture generose, verbo capace
di attingere nello stesso momento
l’astrazione della verità estetica e l’illusione del sogno, di conciliare
realtà e finzione, di esaltare l’iperbole del nonsenso.
Per forgiare gli strumenti della
comunicazione l’apprendista poeta interroga l’opera dei grandi spiriti che
l’hanno affascinato e decide di viaggiare nella terra dove, col Rinascimento, è
nato l’uomo moderno. Quando avvicina Dante Alighieri, “el musico quelleva
dentro” lo induce a raffrontare il beethoveniano fragore che promana dalle
quartine dell’Inferno con l’algido algoritmo bachiano che glorifica le rime del
Paradiso; quando incontra Francesco Petrarca, apprende da un verso del suo Canzoniere che parole semplici e
aggettivi comuni possono evocare i suoni e colori di una polla sorgiva meglio
di qualunque strumento musicale e di qualsiasi pennello, includendovi il dono
sublime di tramutarsi in moti palpitanti dell’animo umano. Per dieci lunghi
anni JacoboCortines, senza venir meno ai doveri del filologo scrupoloso,
confronta l’immagine poetica di Petrarca con l’urgenza della propria
ispirazione: il risultato è tale che taluni sonetti del Canzonieresuonano all’orecchio del lettore italiano più
significanti e godibili nella sua versione castigliana che nell’originaria
fiorentina.
Petrarca e Leopardi hanno alimentato
la propensione di JacoboCortines a un’espressione semplice e luminosa, delicata
e franca, mai criptica e tortuosa,
propedeutica a dar anelito d’infinito all’emotivo congiunto di Pasion y Paisaje che sostanzia la sua opera poetica. La
leggerezza aristocratica del verso non nasconde il rigoroso umanismo che determina
la sofferta scelta del vocabolo e consente di alternare voli poetici di eccelsa
spiritualità con disquisizioni secolari che mai arrivano ad abbassare la
nobiltà del discorso, giungendo a elevare quest’ultime a una dignità negata ai
fatti della quotidianità. La pratica musicale, il fascino astratto del gioco
sonoro, l’obbligo di provvedere strutture capaci di dar continuità alle frasi
melodiche gli hanno suggerito
aggregazioni che aggiungono freschezza e novità al comporre poetico. Ne risulta una lettura insolitamente
facile e scorrevole che, senza togliere profondità all’assunto, accende la voglia di prolungare
e ripetere l’insolita esperienza.
Nella poetica di Cortines l’evocazione
dell’onda marina, la descrizione di un’arborescenza, di un campo di grano,di un
profilo montanova di pari passo con la ricerca di immagini poetiche, auspicio di
rinnovate emozioni. Valgono le stesse ragioni che inducono il musicista a ricorrere alla
variazione per ricavare da un tema melodico l’inesauribile potenziale
espressivo che racchiude, moltiplicandolo al prisma della fantasia. L’arte
della musica risiede nella capacità di organizzare in strutture ordinate suoni
che singolarmente non si distanzierebbero dal rumore, conferendo loro contenuto
edonisticamente appagante. La pregnanza della forma prescelta, la sua
funzionalità discorsiva e dialettica, l’articolazione ritmica che la muove, l’assillo
di raggiungere ambiziosi traguardi espressivi condizionano in maniera
sostanziale il risultato di queste aggregazioni. Senza un ordinamento che li
sottragga all’attimo fuggente, qualunque felice impasto timbrico, qualunque geniale guizzo melodico è destinato a svanire
come favilla al vento. L’evoluzione della storia della musica occidentale è
marcata dal progredire di costruzioni formali sempre più complesse; la
grandezza di un compositore discende dalla capacità di racchiudere
l’ispirazione in formule che conferiscano ai suoni il respiro della narrazione.
Cortines, finissimo ascoltatore e critico esigente, al momento di organizzare
in poemi i versi delle sue poesie ricorre alla sapienza musicale per conferir
loro collocazione e misura che assicurino scorrevolezza e chiarità: per questo
i suoi volumi di poesia hanno il dono della levità e della trasparenza,oltre
quello della suasiva musicalità, risultando subito grati anche al fruitore non
adusato a endecasillabi e settenari.
Nombreentrenombres, oltre alla pregnanza di un periodare non immemore
del recitar
cantandomonteverdiano, dispiega un ritmo agile e asciutto che conferisce
alla sinteticità di un discorso poetico privo di enfasi e di sentimentalismo
una tensione emozionale senza cedimenti. Il
contributo del musicante non si limita ad assicurare scorrevolezza e
logica espositiva: il tema variato
del nombresi
trasforma in poderoso leit motiv
ciclicamente declinato, artificio che moltiplica le ombreggiature psicologiche
del racconto. Nel poema conclusivo il periodico richiamo al nome misterioso
crea un’aspettativa spasmodica che trascende qualsiasi realtà tangibile: il Labrador si materializza come il luogo
dell’anima dove esiziali conflitti tramutano in pace e serenità, oasi dove
tutti vorremmo alfine deporre frustrazioni e insicurezze.
La poesia è chiave che apre lo
scrigno della bellezza, sola risposta plausibile al mistero della vita, divina
fiamma capace di rischiare il mondo: se contasse molti cantori dotati dell’armoniosa
eleganza e della colta sprezzatura che troviamo in Nombre entre nombres, la sua diffusione nella coscienza degli uomini darebbe altro
significato al loro cammino.
(Il musicologo e direttore d'orchestra Alberto Zedda chiuse la serata con un bello riassunto in spagnolo del discorso ut supra).
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